Montagna e pelle: attenti a queste due

Il sole fa bene, a patto di esporsi con tutte le cautele che proteggono dai danni che può provocare. Ecco cosa è importante sapere a riguardo

 

 

Giancelso Agazzi

 

Lo scorso maggio un gruppo di dermatologi della provincia di Trento, in collaborazione con la LILT (Lega italiana per la lotta contro i tumori) ha organizzato una campagna di prevenzione dei tumori della pelle: sulla base di quanto sottolineato, vediamo quali problemi può comportare l’esposizione al sole di montagna. Scopo dell’iniziativa era sensibilizzare le persone circa la necessità di far valutare a uno specialista della pelle la comparsa di lesioni insolite, quindi, sospette. Il progetto è nato nel 2019 a Trieste in occasione della Barcolana, una storica regata velica internazionale che conta moltissimi appassionati. In prima battuta la campagna di prevenzione dei tumori cutanei era stata pensata per i velisti, ma, successivamente, è stata estesa ai frequentatori dell’ambiente alpino.

 

Il sole a 8000 metri

 

Poco prima dell’inizio della campagna, a Trento, l’alpinista Nives Meroi, che ha salito tutti i “quattordici ottomila” senza ossigeno supplementare, nel corso del convegno della Società Italiana di Medicina di Montagna, ha raccontato di essersi trovata alle prese con un basalioma al naso, cioè con un carcinoma provocato dalla eccesiva esposizione al sole. Dopo di che ha sottolineato che gli alpinisti di solito danno poca importanza ai danni che il sole può causare in alta quota.  Eppure si sa bene che, salendo, lo strato dell’atmosfera si riduce e, ogni 1000 metri le radiazioni solari aumentano di potenza del 10-12 per cento. Spesso il danno si accumula poco alla volta, quindi, questo tipo di tumore si sviluppa in modo subdolo.

 

I danni dei raggi solari

 

I raggi UV-A (320-400 nm.) hanno effetto diretto sulla pelle, stimolando l’abbronzatura. I raggi UV-B (285-320 nm.) provocano negli strati superiori della pelle un’infiammazione e una colorazione bruna che dura più a lungo. L’irradiazione da raggi UV aumenta di circa il 10-15% per 1000 chilometri in direzione dell’Equatore. I raggi UV-B, penetrando più in profondità, contribuiscono alla perdita di elasticità, al cedimento e alla formazione di rughe. I raggi UV-A, che agiscono soprattutto sulle cellule superficiali della pelle a rigenerazione rapida, possono determinare un indebolimento immunologico e processi degenerativi.

La pelle normale esposta alle radiazioni solari reagisce con meccanismi protettivi. I melanociti producono la melanina, che va a costituire una barriera protettiva nei confronti dei raggi UVB e abbronza. Ma, quando l’irraggiamento è eccessivo i meccanismi protettivi non sono più sufficienti e la cute va incontro a danni di tipo acuto (arrossamenti, ustioni) o cronico (tumori, macchie, rughe, fotoaging). Tutte le parti del volto sono particolarmente esposte ai danni causati dai raggi solari, in particolare il naso, i bordi delle orecchie e le labbra.

Dopo un’esposizione media permanente al sole, la pelle forma un ispessimento reattivo dello strato superiore dell’epidermide, chiamato “callosità solare”, che è completamente sviluppato dopo circa tre settimane e che aumenta la tolleranza ai raggi UV.

L’esposizione eccessiva ai raggi del sole in montagna può causare un danno alla pelle, che, nel tempo, può provocare la crescita di tumori cutanei: carcinomi basocellulari, spinocellulari e melanomi. I sistemi efficaci di riparazione della pelle compaiono dopo i vent’anni di età. Ecco perché è importante la protezione fin da piccolissimi. I tumori cutanei costituiscono le neoplasie più frequenti nella popolazione di pelle chiara (caucasica in particolare) e sono rappresentati per la maggioranza dei casi dai carcinomi basocellulari, dai carcinomi spinocellulari, e dai melanomi. Per quanto riguarda i carcinomi spinocellulari è importante sottolineare che hanno come anticamera una cheratosi attinica, caratterizzata da piccole placche eritematose, ricoperte da squame bianche o da crosticine brunastre, spesso dolenti al tatto. L’incidenza reale è sottostimata; talora vengono trattati con crioterapia, senza conferma istologica.

I cosiddetti “fototipi bassi”, con pelle chiara, sono i più a rischio, con minore protezione naturale. La lesione più semplice è la lentiggine. Segue la cheratosi attinica, il più frequente tumore della pelle. Può essere isolata o diffusa. In Europa colpisce dall’11 al 20% della popolazione generale. In Australia può colpire fino al 60% delle persone oltre i 60 anni. Colpisce soggetti con fototipo basso, albini, soggetti affetti da xeroderma pigmentoso, immunodepressi e trapiantati di organo. Il carcinoma basocellulare è il tumore cutaneo più frequente nelle persone con pelle bianca (50-70% della patologia oncologica). Si tratta di una neoplasia con un’aggressività locale. Non è dimostrata la possibilità di metastasi a distanza, mentre lo è l’infiltrazione attraverso zone di minore resistenza (forami di emergenza e guaine dei nervi). Compare di solito dopo i 40 anni. È più frequente tra i maschi (lavorano di più all’aria aperta) e rappresenta l’80% rispetto ai carcinomi spinocellulari (20%). Si localizza di solito sul volto, sul collo, sull’orecchio, sul labbro superiore. Anche il carcinoma spinocellulare compare nelle zone del corpo cronicamente esposte al sole. Può dare metastasi.

 

Tumori cutanei: rischi e prevenzione

 

Il melanoma rappresenta il secondo tumore nei maschi e il terzo nelle femmine. È frequente nelle persone con fototipo basso e in chi va incontro a scottature provocate dai raggi solari. I soggetti con un numero elevato di nei sono a maggior rischio. Può colpire anche l’occhio e le unghie. Rappresenta un grosso problema per gli australiani.

Il melanoma è il tumore più frequente in Italia al di sotto dei 50 anni, con un raddoppio di casi ogni dieci anni. Ha una mortalità del 15% e rappresenta la seconda causa di morte nelle persone tra i 30 e i 40 anni.

Nel 1985 B. Ackerman aveva affermato che “nessuno dovrebbe più morire per tumori cutanei”, proprio perché la prevenzione e una diagnosi precoce sono in grado di salvare la vita. Un’errata esposizione ai raggi UV determina la comparsa di tumori della pelle (60-90%): se intermittente favorisce l’insorgenza del melanoma, se è continuativa facilita i carcinomi. L’abbronzatura artificiale rappresenta una delle principali cause dell’insorgenza dei tumori cutanei (non c’è abbronzatura per cui valga la pena morire). Altri fattori di rischio: derivati del petrolio, diossine, pesticidi, immunosoppressori, fumo e obesità. Occorre prestare attenzione ad alcune sostanze ed ai farmaci foto-tossici.

Al sole non siamo tutti uguali, la reazione dipende dal fototipo. Per tutti, comunque, occorrono una corretta esposizione e un’attenta fotoprotezione. In alta montagna l’atmosfera è più sottile, assorbendo, di conseguenza, meno radiazioni. Servono indumenti con tessuti anti raggi UV. Non ci si deve esporre al sole nelle ore centrali della giornata (11-15) e bisogna evitare l’effetto di sabbia e neve (effetto specchio) che riflettono circa l’80% dei raggi solari dall’alto in basso. I raggi UV che provocano l’eritema (arrossamento della pelle) sono quelli di tipo B, più intensi nelle ore centrali della giornata. Si devono usare prodotti solari anti UVB e UVA adeguati al fototipo, da applicare un’ora pima dell’esposizione e, poi, ogni due ore. Una dieta ricca in frutta e verdura aiuta a prevenire i tumori.

Fattori favorenti i tumori cutanei: invecchiamento della popolazione, esposizione selvaggia al sole, soggiorni in regioni equatoriali. Importante sarebbe raccogliere i dati epidemiologici relativi.

La prevenzione del melanoma deve incominciare da quando si è bambini.

I tumori cutanei sono visibili e, se diagnosticati precocemente, guariscono. Le campagne di educazione sanitaria hanno un ruolo fondamentale per i tumori cutanei. Nel 47% dei casi è il paziente stesso che fa la diagnosi. Negli altri casi ad accorgersi della comparsa di un’alterazione sulla pelle sono i partner, i familiari, il dermatologo, il medico di base o gli operatori dell’area estetica.

L’autoesame abituale della pelle permette una riduzione del 63% della mortalità dovuta ai tumori cutanei.

I segni di allarme di un melanoma sono: un neo apparso in età adulta, la presenza di un neo persistente che si modifica, asimmetrico e con bordi irregolari, con dimensioni superiori ai 5 millimetri che evolve. Occorre un’educazione sanitaria che sviluppi la consapevolezza.

 

Parola d’ordine proteggersi

 

In montagna occorre ripararsi dai raggi solari, anche se non esiste una protezione al 100 per cento. La protezione della pelle dai raggi solari va attuata non solo d’estate, ma anche nel periodo invernale. Il danno causato dal sole può provenire da un’ustione o da un’esposizione cumulativa o intermittente. Particolarmente sensibili al danno solare sono i trapiantati di organo, i soggetti HIV positivi o quelli affetti da malattie genetiche, da alcune forme di dermatosi o che hanno già avuto un tumore cutaneo. Esistono sei fototipi. Il fototipo I (soggetto con lentiggini, capelli rossi, occhi chiari) si scotta facilmente, non si abbronza e si arrossa. Il fototipo II (biondo) si scotta facilmente e si abbronza poco. Il fototipo III (bruno) si scotta in modo moderato e si abbronza in modo progressivo. Il fototipo IV (latino) si scotta poco e si abbronza progressivamente. Il fototipo V (arabo, asiatico) si scotta raramente e si abbronza sempre. Il fototipo VI (nero) si scotta molto raramente ed è molto pigmentato.

Esistono farmaci fotosensibilizzanti (creme con ketoprofene, antistaminici, idroclorazide, tetracicline, sulfamidici).

La vitamina D è un micronutriente molto importante per la salute della pelle, in grado di prevenirne l’invecchiamento e la secchezza.

Tra i danni causati da un’eccessiva esposizione al sole ci sono le scottature (eritema solare), l’herpes simplex e l’oftalmia delle nevi. I danni cronici causati dal sole compaiono dopo molti anni con lesioni pretumorali e tumorali. Esistono molte creme protettive, ma nessuna garantisce una protezione totale.

Le labbra costituiscono una zona del corpo che va difesa dai raggi solari, con uno stick ad alta protezione da applicare di frequente.

L’abbigliamento deve essere idoneo, con un tessuto a trama fitta. Il cappello deve coprire orecchie e collo e gli occhiali da sole devono riportare il marchio CE.

Alla fine della giornata trascorsa in montagna è buona norma idratare la pelle che è stata esposta al sole con creme che stimolano la produzione di collagene e di elastina.

Anche il freddo, la secchezza dell’aria e il vento possono causare danni alla pelle.

La pioggia e le nevicate umidificano la pelle del viso e diminuiscono la resistenza alle radiazioni solari.

 

Bibliografia:

 

Medicina e Montagna, CAI, ottobre 2009

Convegno “Alla mia pelle io ci tengo”, organizzato a Trento dalla Società Italiana di Medicina di Montagna”, 1° maggio 2022

Abc Médical pour alpinistes, randonneurs et autres aventuriers, A.G. Brunello, M. Wallisser, U. Hefti,2011

 

 

24.07.22