Alpinismo e Doping 2014

“Il doping in Montagna”

IMS Bressanone

G.C. Agazzi

Si è tenuto a Bressanone il 18 ottobre 2014, in occasione di IMS (“International Mountain Summit”), un convegno riguardante il doping in montagna: “Clear and honest mountaineering: reality or illusion?”).
L’introduzione è stata di Luigi Festi, presidente della Commissione Centrale Medica del CAI, ideatore insieme a Hermann Brugger , direttore dell’Istituto per la medicina di emergenza in montagna dell’EURAC di Bolzano, dell’interessante iniziativa, che pure ha tenuto una breve nota introduttiva.
Festi nel corso della sua breve introduzione ha voluto lanciare qualche messaggio su una realtà ormai diffusa, ma non molto conosciuta, il doping in montagna, invitando i vari relatori a un interessante e disinteressato confronto. Il doping è riuscito a contaminare anche l’alpinismo. Forse sarà necessario stabilire delle regole e un’etica cui far ricorso.
Il medico tedesco P. Bartsch ha trattato le patologie causate dall’alta quota. Ha parlato del male acuto di montagna, una condizione che colpisce soggetti poco acclimatati nel corso delle prime ore di soggiorno in alta quota. Ha ,poi, parlato dell’edema cerebrale acuto , una grave condizione che può causare tra i frequentatori dell’alta quota un’alta mortalità se non trattato. Anche l’edema polmonare acuto d’alta quota rappresenta una grave malattia che può comparire in altitudine, dovuto a un eccessivo incremento della pressione dell’arteria polmonare, causato in particolare dalla carenza di ossigeno (ipossia) e da un’aumentata permeabilità della barriera alveolo-capillare. Forse per il fatto di avere poco tempo per l’acclimatamento si deve far ricorso ai farmaci.
E’, poi, intervenuto M. Maggiorini, direttore dell’unità intensiva di medicina interna dell’ospedale di Zurigo, esperto di ipossia, quella condizione caratterizzata dalla carenza di ossigeno che si verifica in alta quota. Ha parlato del trattamento e della prevenzione delle malattie causate dall’altitudine. Ha suggerito di valutare attentamente il rischio per chi sale in alta quota. Importante è considerare la suscettibilità individuale nell’esporsi a un ambiente povero di ossigeno, come quello dell’alta montagna. Un soggetto è a basso rischio se trascorre più di dieci notti in alta quota. E’ importante fare un’adeguata acclimatazione, se non si vogliono correre rischi. A rischio sono gli individui che hanno sofferto in precedenza di male acuto di montagna. Maggiorini ha parlato dei farmaci che si utilizzano per prevenire o curare le malattie d’alta quota.Ha pure parlato dell’utilizzo dei sacchi iperbarici, tanto utili per combattere edema cerebrale e polmonare acuti causati dall’altitudine. E’ importante saper valutare la storia clinica di ogni alpinista per poter prevenire i rischi con un’adeguata prevenzione. La miglior prevenzione del male acuto di montagna è una adeguata acclimatazione, che minimizza i rischi.
M. Burtscher, medico generico e dell’emergenza, e guida alpina austriaco, direttore dell’Istituto di Scienze Motorie dell’Università di Innsbruck, ha parlato dell’utilizzo dei farmaci in montagna. Ha affermato che l’80 % degli alpinisti e degli sciatori assume occasionalmente farmaci. L’8% li assume con regolarità. Nel corso della Maratona della Jungfrau in Svizzera il 34.6 dei partecipanti assume farmaci antidolorifici. Il 56% degli alpinisti oltre i cinquant’anni assume farmaci (antipertensivi, antinfiammatori, antiaggreganti). Trekkers e alpinisti di spedizione assumono acetazolamide (profilassi dell’alta quota), farmaci antinfiammatori e desametasone. Pare che l’utilizzo di farmaci antidolorifici sia in grado di aumentare la prestazione, causando, tuttavia, un incremento del rischio. Va chiarito il concetto di abuso di farmaci. Ogni individuo può fare ciò che vuole in base alla propria responsabilità. A questo punto occorre ricorrere ai consigli di un medico competente, che conosca i fondamenti della medicina di montagna e che informi circa i possibili effetti collaterali dei vari farmaci. La salute va salvaguardata.Serve tutelare giovani e bambini tramite la prevenzione.
U. Hefti, medico traumatologo svizzero, medico di spedizione, ha proposto alcune raccomandazioni circa l’uso dei farmaci in montagna. Si tratta di una necessità o di un abuso? E’ bello salire in quota, ma si deve assolutamente ritornare sani. Si dovrebbe andare in quota senza ricorrere ai farmaci.Spesso gli alpinisti non si dimostrano sinceri e non vogliono dire a quale tipo di farmaco hanno fatto ricorso per salire con più facilità. Servono i farmaci per salire, e quali farmaci si possono assumere? Ecco cosa ci si chiede. In 1210 giorni di spedizione è stato effettuato uno studio sui farmaci che sono stati somministrati. E’ emerso che ogni cinque giorni di spedizione una persona ha assunto un farmaco senza alcuna prescrizione medica. Non si tratta, purtroppo, di farmaci usati in emergenza, ma per salire meglio. In talune situazioni i farmaci servono, ma in genere si può salire senza far ricorso ai farmaci. Anche qui va ribadita l’indispensabile consulenza di un medico esperto in medicina di montagna. Occorre salire lentamente, 300-500 metri di dislivello al giorno, quando si è in alta quota. Sicuramente esiste un abuso di farmaci. E’ indispensabile a questo punto porre dei limiti, che non vanno assolutamente superati nel corso di qualsiasi spedizione alpinistica. Serve un acclimatamento lento e graduale, con utilizzo di farmaci solo se necessario.
E’ seguita una video-intervista con H. Brugger , direttore dell’Istituto per la Medicina di Emergenza in Montagna dell’EURAC di Bolzano, e D. Hillembrandt, presidente della commissione medica dell’UIAA, realizzata a Lake Tahoe ( USA) in occasione dell’assemblea annuale della CISA-IKAR. Sono state fatte alcune considerazioni sull’utilizzo dei farmaci in montagna. Gli alpinisti hanno da sempre assunto farmaci. Si dovrebbero rispettare le regole. Occorrono una maggiore sincerità e onestà. Un documento della Commissione Medica dell’UIAA afferma che l’uso dei farmaci assunti in modo specifico per migliorare la prestazione dovrebbe essere bandito in montagna.L’assunzione dei farmaci in montagna è a discrezione dell’individuo.
M. Revera del gruppo di ricerca di G.F. Parati ha parlato dell’impiego dei farmaci in corso di spedizioni alpinistiche extra-europee, in particolare lo studio realizzato durante una spedizione alpinistica nella valle del Kumbu in Nepal, dove sono stati effettuati studi su soggetti ipertesi. E’ risultato che, nei soggetti ipertesi, in alta quota occorre modificare la terapia antipertensiva, introducendo un farmaco calcio-antagonista. Occorre studiare ogni singolo soggetto, per, poi, dare indicazioni sul trattamento.
B. Levine, medico di Dallas, dell’”Institute of exercise and environment”, della medicine University of Texas, si è chiesto quale sia in realtà il limite tra il legale e l’illegale e come ciò si possa sapere. Occorre un’evidenza scientifica per rispondere a tali quesiti più che giusti. Il doping costituisce un rischio potenziale per la salute,una violazione delle regole. Occorrono certamente un allenamento corretto, un’acclimatazione adeguata, e un’alimentazione corretta. Si può parlare di metodi legali o illegali nel caso dell’acclimatazione? Esistono le camere ipobariche per migliorare le prestazioni. In Finlandia è stata ideata la “Finniche Nitrogen House” sempre con lo stesso scopo.Un gruppo di scienziati ha dichiarato che i metodi non sono illegali. E’ chiaro che il discorso è aperto.
G. Giardini, presidente della società italiana di medicina di montagna e direttore dell’ambulatorio di medicina di montagna dell’ospedale di Aosta, ha portato l’esperienza del “Tor de Geants”, un ultratrail, che ogni anno si disputa sulle montagne della Valle d’Aosta con la partecipazione di oltre settecento atleti, di cui il 60% termina la competizione. Si tratta di una gara particolarmente dura che costituisce un osservatorio privilegiato per effettuare ricerche mediche sugli atleti.Nel corso della competizione sono presenti medici dotati di uno zaino per l’emergenza. Le patologie maggiori sono in genere vesciche ai piedi, ferite varie, tendiniti e dolori muscolari, ma anche disidratazione. Si sono verificati nel 2013 vari casi di ipotermia lieve e due casi di edema cerebrale acuto d’alta quota.E’ stato distribuito un questionario anonimo per cento atleti. L’86% ha dichiarato di aver assunto, nel corso della gara, farmaci analgesici o antinfiammatori non steroidei. Si tratta di doping, ma indubbiamente il limite è difficile da stabilire. Nell’edizione del 2014 è stato effettuato il primo controllo antidoping. Occorre controllare gli zaini degli atleti e dare consigli prima e dopo la gara.
W. Flick, avvocato, è, poi, intervenuto per parlare degli aspetti giuridici negli sport di montagna e, in particolare, nell’alpinismo.Già ai tempi dei Faraoni e dei Greci esisteva il doping. Nel 1968 è nato il Comitato Olimpico Antidoping. Intensa è la diffusione di sostanze dopanti. La legge italiana considera la salute degli atleti come prioritaria.. Occorre individuare le sostanze dopanti tramite un accurato sistema di controllo, tramite la gestione di laboratori accreditati.il dolo specifico in caso di doping è molto difficile da provare.
M.A. Nerin, medico spagnolo, specialista in medicina sportiva, medico di spedizione, e membro della commissione medica della CISA-IKAR ha parlato dell’uso di farmaci antinfiammatori e di cocktail di sostanze utilizzati da alpinisti nel corso di spedizioni himalayane, ma per meglio salire. I farmaci vanno usati per scendere e non per salire. Risulta che siano stati assunti farmaci dell’emergenza per doping da parte di alcuni alpinisti.
M. Signorini, direttore del Centro di Controllo Antidoping del CONI è intervenuto dicendo che è alquanto importante lottare contro il doping, da perseguire con costanza e efficacia. Fondamentale il ruolo delle regole. Occorrono accordi internazionali in materia.
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P. Koler, psicologo, ha affermato che il mondo dei farmaci si lega bene al mondo dello sport. La tecnologia entra nei nostri corpi. Conta raggiungere il risultato e importante è la prestazione sportiva. Gli aiuti esterni sono considerati una normalità.Le droghe servono a controllare il proprio essere psicologico, secondo il parere di uno psicologo. Il confine posto tra la legalità e l’illegalità è sempre meno chiaro. Quindi, le sostanze dopanti sono in grado di controllare il proprio essere psicologico. Si diventa degli “eroi”.
M. Prinzing, giornalista e scienziata mediatica, ha affermato che non esistono dati precisi nel doping. In realtà non se ne parla quasi mai. Il doping è un problema della società in cui viviamo. Certi atleti dovrebbero capire perché altri colleghi raggiungono prestazioni più elevate anche se meno dotati. A livello internazionale si parla solo dell’1% di doping.Quali rischi ci sono e che cosa possiamo accettare e che cosa non va bene? Esistono informazioni errate. Anche i giornalisti dovrebbero dire cose vere e attendibili, anche su Internet. Esiste una pesante responsabilità nel doping. Anche il ruolo dei medici è importante nel prescrivere i farmaci. Dovrebbero essere in grado di capire se ciò nuoce anche alla loro immagine professionale.Occorre più spazio al giornalismo sportivo. Esistono record assurdi. Quali record si vogliono raggiungere, anche quelli impossibili? A ognuno è concesso di diventare un eroe, ma i record non sempre funzionano….I record non vanno proibiti, ma i media dovrebbero essere più critici a proposito di ciò che ci sta dietro.
Serve un giornalismo alpino di qualità. Ci si deve chiedere se il fenomeno del doping va considerato un fatto normale.
S. Roi, direttore medico della FSA, nata nel 1995, ha affermato che propria federazione combatte il doping, secondo il codice medico del CONI e del CIO. Controlli vengono effettuati su campioni di urina nel corso di due o tre gare all’anno. Non si sono mai riscontrati atleti positivi al doping. Serve un programma di prevenzione e di sensibilizzazione per tutti gli atleti. I controlli sono molto costosi.
Sono, poi, intervenuti atleti e tecnici con la loro testimonianza.
Dalla discussione sono emerse alcune considerazioni interessanti frutto dell’esperienza di ognuno.
Ogni anno vengono effettuati controlli su due o tre gare ogni anno. Mai si sono riscontrati casi positivi su test eseguiti su urina di atleti. Occorre un programma di prevenzione e di sensibilizzazione per tutti gli atleti. Purtroppo, i controlli sono molto costosi.