Caserma Campellio - Lago d'Arno in Valle Camonica

Un secolo e quattro anni di lavori

 

Lunedì 5 agosto 2019 ha avuto luogo un evento per ricordare i soldati morti in seguito al travolgimento di una valanga presso la caserma Campellio nei pressi del lago d’Arno. La caserma venne costruita nella primavera del 1915.

"Nel nuovo e grande caseggiato trovarono alloggio i militari del 39° Rgt. Fanteria, quasi tutti napoletani, ed alcuni alpini che svolgevano servizi ausiliari per conto dei commilitoni posti a guardia del confine. Come già visto, l’inverno 1915-1916 sorprese i difensori delle posizioni ad alta quota del tutto impreparati poi in primavera ci fu la valanga alla caserma Campellio La valanga è arrivata fino al lago d’Arno, portando con sè un pezzo di caserma e un centinaio di soldati. Alcuni di essi erano solo feriti, ma i più erano morti. I morti furono soprattutto della Fanteria, ma vi erano anche alcuni Artiglieri che da pochi giorni si trovavano alla Caserma. " Uno degli avamposti strategici della Prima Guerra Mondiale per l’esercito italiano si trovava al passo di Campo, tra la bresciana Valsaviore e l’allora austriaca Val di Fumo. Qui gli alpini, per contrastare le truppe asburgiche posizionate al di là del fiume Chiese, costruirono una caserma, costata 800 mila lire, sul costone meridionale del monte Campellio. Ma il 3 aprile 1916 la caserma fu distrutta da una valanga che sommerse oltre 100 militari; 86 di loro morirono e, dopo essere stati portati a spalle alla località “Vertice Q”, con una funicolare furono portati a Isola, fra Saviore e Cevo, e seppelliti in un piccolo cimitero. Furono alcuni ufficiali che, risalendo con gli sci ai piedi il pendio innevato sopra la caserma, provocarono il distacco della valanga. Subito dopo la sciagura gli alpini tornarono a rioccupare la caserma e a ricostruire la parte abbattuta. Finita la guerra però la caserma andò incontro ad un graduale degrado fino all’attuale condizione: in piedi sono rimasti solo lo scheletro e i muri sono avvolti dalla vegetazione. «Ora, a più di ottant'anni di distanza, quei manufatti giacciono nel più completo abbandono...Urge l'intervento conservativo dell'uomo». L'appello è caduto nel vuoto, ma è stato raccolto 12 anni più tardi. Così è nato il Comitato caserma Campellio ed è arrivata la collaborazione con istituzioni pubbliche e private: il Museo della Guerra Bianca di Temù, impegnato a seguire dal punto di visto scientifico l'opera. Poi il Comune di Cevo, proprietario dell'area, con la fornitura di materiali e cibo ai volontari e l'utilizzo delle attrezzature civiche. A seguire l'Unione dei comuni della Valsaviore con l'impegno a erogare un sostegno al piano, così come Valle Camonica Servizi e Consorzio forestale Alta Valle Camonica. L'Enel presta un fabbricato per i volontari; il Parco dell'Adamello si è occupato del progetto esecutivo, supervisionandone la realizzazione; l'Elimast di Darfo Boario ha offerto l'elicottero per i trasporti a prezzi agevolati; alcune aziende hanno fornito materiali. Infine c'è stato il sostegno dell'Ana camuna, degli alpini savioresi e della Pro loco. “L’obiettivo – ha spiegato Mauro Bazzana, ex sindaco di Cevo e rappresentante del comitato Caserma Campellio - è mantenere fruibile un luogo della memoria ma senza retorica: chi transiterà da questi luoghi sarà portato riflettere su quanti sacrifici e quanto sangue sia costata la fratellanza tra i popoli europei”. Ringrazio in primis l'Ing. Umberto Monopoli per avermi fatto partecipare collaborando a questa iniziativa, al dott. Mauro Bazzana e al comitato di recupero della caserma Campellio, ad Arcrestauri nella persona di Stefano Tucci per la compagnia durante la giornata di rilievi. Un encomio particolare all'Istituto per geometri Olivelli di Darfo Boario Terme dove in giugno ho potuto illustrare ai ragazzi il funzionamento di un SAPR (sistemi a pilotaggio remoto) e bravi ai ragazzi che nell'estate 2015 hanno eseguito i rilievi in loco dando il primo imput al recupero dell'area. Una sessantina di volontari hanno partecipato ai lavori di recupero nel corso di quindici settimane di lavoro.  Quest'esperienza nasce, in tutte le persone che vi hanno partecipato, da un amore incondizionato verso la propria terra e verso i luoghi dove i nostri "Padri" hanno combattuto per farci vivere liberi. In molti sono saliti martedì 5 agosto 2019 per partecipare alla manifestazione e per ascoltare la celebrazione della messa in ricordo degli 86 caduti. Walter Belotti del Museo della Guerra Bianca di Temù e Andrea Belotti sono, poi, intervenuti subito dopo la messa.

Venerdì 9 agosto 2019 è stata celebrata una messa presso l’altare in conca Presena per ricordare i 52 alpini della 44^ e 45^ compagnia del Battaglione Morbegno morti nel corso dell’azione del 9 agosto 1915. Walter Belotti del Museo della Guerra Bianca di Temù è riuscito a identificare la roccia dove gli austro-ungarici celebrarono il 12 luglio del 1915 una messa in suffragio dei caduti. Un solo soldato austro-ungarico morì nel corso dell’azione, colpito alla schiena da un alpino italiano ferito sul ghiacciaio.Fu la prima battaglia su un ghiacciaio. Ottantasette furono i feriti italiani. Le intenzioni dei comandi italiani erano di provare una manovra a sorpresa per aggirare lo sbarramento presso il passo del Tonale e scendere nella val di Sole attraverso la val Presena.Un centinaio circa erano i soldati austro-ungarici presenti quel mattino in conca Presena. Al termine dello scontro non mancarono episodi di umanità e solidarietà: il tenente Quandest si rese subito conto che gli alpini feriti non sarebbero riusciti a sopravvivere nel corso della notte in quelle condizioni sul ghiacciaio e mandò alcune pattuglie a recuperarli. I caduti della battaglia vennero sepolti nel cimitero militare di Stavel. L’episodio fu immortalato in un quadro del celebre Kriegsmaler Hans Bertle, in quei mesi pittore di guerra nel settore del Tonale, militante con il Battaglione degli Standschützen di Bludenz.