IN SCOZIA CON LA CISA-IKAR

Dal 2 al 5 aprile si è svolta la prima riunione della commissione medica della Cisa-Ikar del 2024. L’incontro è avvenuto in Scozia presso l’Aviemore Lodge.

Giancelso Agazzi

 

Si è tenuta presso l’Aviemore Lodge in Scozia, nel Cairngorm Mountains National Park la riunione primaverile della Commissione Medica della Cisa-Ikar.

Presenti medici provenienti da Austria, Germania, Gran Bretagna, Italia, Norvegia, Nuova Zelanda, Svezia, Svizzera, USA.

Il 3 aprile ha avuto inizio alle ore 8 la riunione. Ha preso la parola un rappresentante del Soccorso alpino scozzese per fornire alcune notizie riguardanti le caratteristiche delle missioni di soccorso sulle High Lands scozzesi. La comunicazione ricopre un ruolo molto importante e anche l’elisoccorso se le condizioni meteorologiche sono favorevoli. Importante è anche il saper prendere decisioni (decision making). Ci si deve difendere dal freddo, dal vento che possono provocare ipotermia e congelamenti. Per il 90% i soccorsi vengono effettuati da paramedici. La maggior parte degli incidenti è causata da traumi (80% d’inverno e 20% in periodo estivo). Importanti sono la prevenzione e l’educazione anche per chi partica le montagne scozzesi. D’inverno le montagne vengono frequentate da alpinisti e sci-alpinisti che devono saper valutare il rischio delle valanghe.

È seguita la presentazione del medico canadese di Canmore Kyle Mc Laughlin che ha illustrato il progetto riguardante le raccomandazioni relative al soccorso in altissima quota. Sono state consultate 242 pubblicazioni. Una prima bozza sarà pronta entro la fine del mese di giugno 2024. La pubblicazione comprende quattro sezioni: l’uso dell’ossigeno, il soccorso in elicottero, le cure mediche e la storia.

Matthias Jacob del Bergwacht Bayern ha parlato di un progetto riguardante la gestione delle vie aeree nel soccorso in aree remote. L’intento è di realizzare una scoping review.

Il paramedico statunitense Jason Williams ha parlato dell’immobilizzazione di alcune parti del corpo mediante l’applicazione di splint. Il progetto verrà presentato in occasione della prossima assemblea della Cisa-Ikar che si terrà dal 15 al 19 ottobre 2024 a Tessalonica, in Grecia.

Duncan Gray, medico di emergenza scozzese di Inverness, ha parlato del progetto di modifica della nuova classificazione dell’ipotermia messa a punto dai medici svizzeri, proponendo una nuova scala di valutazione, introducendo uno stadio zero e uno stadio 1 e parlando di ipotermia fisiologica e di ipotermia clinica. Il relatore ha indicato lo stato di coscienza alterato come fattore predittivo dell’arresto cardiaco causato da ipotermia. È stato effettuato uno studio retrospettivo su 114 casi di ipotermia accidentale. I dati raccolti suggeriscono che uno stato confusionale da solo possa essere ritenuto valido come la temperatura del core per predire la comparsa di un arresto cardiaco.

Stephen J. Penny dello Scottish Mountain Rescue ha, poi, presentato una comunicazione dal titolo “Working together with our teams and partners to keep our volunteers safe and well”. Il relatore ha sottolineato l’importanza della prevenzione, del training, della preparazione e della condivisione delle migliori tecniche. In Scozia esistono 25 squadre di soccorso, tutte indipendenti, oltre alla Polizie e alla RAF. Importante il supporto del counceling per curare l’ansia, lo stress, i traumi e i lutti.  Fondamentale è saper prevenire e curare lo stress post-traumatico cronico, inducendo lo sviluppo della resilienza.

 

Sui rischi nelle High Lands

 

Mark Diggins, coordinatore dello Scottish Avalanches Service è, poi, intervenuto con una presentazione dl titolo “The landscape and recreation, managing avalanche hazard (and the effects of climate change). Le High Lands della Scozia sono geologicamente vecchie 460 milioni di anni e hanno una superficie di circa 26.000 chilometri quadrati. Sono spesso battute da un vento forte e sono luoghi remoti, tra i più scarsamente popolati d’Europa. In queste zone sperdute il rischio del distacco di valanghe rappresenta un fattore significativo. Dal 1980 si sono registrati 77 incidenti e 240 persone hanno riportato ferite a causa delle valanghe. Il 90% delle vittime di una valanga ha riportato traumi e non è stato completamente sepolto. Molto importante è saper valutare la situazione in cui ci si trova e il pericolo. Le valanghe sono di solito di piccole dimensioni (size 2-3). Il pericolo è che le persone vengano trascinate contro delle rocce o le asperità del terreno.  Lo Scottish Avalanches Information Service funziona da oltre 35 anni, con un team di 24 avalanche forecasters. Ogni giorno viene emesso un bollettino per 6 aree. La temperatura nelle Cairngorm in gennaio e febbraio è aumentata di 2°C rispetto ai trenta anni precedenti, dal 1961 al 1990. Il limite della quota della neve si sta alzando. Si stanno verificando precipitazioni nevose di tipo estremo. Il clima sta profondamente cambiando e le condizioni del passato non sono raffrontabili a quelle presenti. Tutto ciò ha un impatto notevole sui frequentatori della montagna invernale. Occorre essere più flessibili nel saper prendere decisioni, cambiando i propri programmi in fretta. Gli Avalanche Service devono dimostrare un approccio più dinamico in termini di comunicazione e di informazione al pubblico, dal momento che le cose stanno cambiando. Ci si deve saper confrontare con una maggior variabilità nel campo delle valanghe, con persistenti strati nevosi deboli, accumuli di neve causati dal vento e alte temperature. La valutazione del terreno diviene sempre più complessa.

 

L’importanza della prevenzione

 

 Peter Paal, medico anestesista del St. John of God Hospital, Paracelsus Medical University di Salzburg, ha parlato del “Medical manegement in avalanche accidents”. Il relatore ha ribadito l’importanza della prevenzione, che può far diminuire il numero di incidenti nelle Alpi. Paal ha parlato del tipo di seppellimento in valanga, dei risultati, del trattamento delle vittime, dell’ipotermia e della rianimazione cardiopolmonare intermittente. Ha comunicato la statistica degli incidenti provocati da valanghe dal 1984 al 2003 tra sci-alpinisti e praticanti lo sci alpino, confrontando quelli accaduti sulle Alpi e quelli avvenuti nel Nord America (USA e Canada). Ha illustrato la curva che descrive la probabilità di sopravvivenza (Austria e Svizzera) dopo un seppellimento completo in valanga in relazione alla durata di quest’ultimo. Cause di morte, in ordine di frequenza, i traumi, l’asfissia e l’ipotermia. Per quanto riguarda i fattori che favoriscono il raffreddamento in un travolto da valanga sono: la presenza di sudore al momento dell’incidente, un alterato stato di coscienza, l’assenza di brivido, un abbigliamento inadeguato (per esempio testa e mani scoperte), lo sviluppo di una condizione di ipercapnia. I compagni presenti sul luogo dell’incidente dovrebbero intervenire entro 15 minuti. La presenza di un airbag porta a un tasso di mortalità dell’11%, mentre il non utilizzo lo abbassa al 22%. Da sottolineare che ogni secondo conta.

In uno studio effettuato su 2049 travolti da valanga tra il 1981 e il 2001 in Svizzera si è constatato che il 78,2% (1603) è stato estratto vivo da una valanga (369 in stato critico e 1233 in stato non critico), mentre il 21,80% (446) non ce l’ha fatta. Da un confronto tra gli incidenti causati da valanga avvenuti in Canada e in Svizzera sono è emersi quali fattori determinanti la presenza di un trauma, il tipo di neve in grado di determinare l’asfissia e la durata del tempo necessario ai soccorritori per giungere sul luogo dell’incidente.  Paal ha parlato della “Revised Swiss Staging Scale” che prevede la classificazione dell’ipotermia in quattro stadi. In uno studio effettuato in un gruppo di soggetti in arresto cardiaco testimoniato dovuto a ipotermia (<30°C) la sopravvivenza dopo la dimissione dall’ospedale è stata del 73%, con un outcome neurologico dell’89%. In conclusione l’asfissia è comune, un buon recupero si può avere in caso di breve seppellimento, di ROSC con BLS, ma si può avere anche in caso di lungo seppellimento in ipotermia e, naturalmente, di un adeguato trattamento in un ospedale attrezzato.

È seguito un workshop sul terreno con sei scenari e simulazioni in valanga.

 

Il dubbio di Brugger

 

Hermann Brugger, vicepresidente dell’Istituto per la Medicina di Emergenza in Montagna dell’Eurac di Bolzano, è intervenuto per presentare alcuni casi clinici di travolgimento in valanga. Ha descritto il caso della valanga staccatasi in Va Chedul, nel Parco Naturale Puez-Odle, a 2400 metri di quota, con temperatura di -8°C e vento a 30 chilometri orari, il 10 gennaio 2023 dove uno sci-alpinista di 49 anni è andato incontro a ipotermia in meno di 60 minuti, dopo un seppellimento durato 45 minuti in asistolia, con vie aeree pervie, temperatura del core di 24,7°C al momento dell’estrazione dalla valanga. È stata praticata una CPR meccanica. Il valore del potassio serico era di 7,8 mmol/Litro. Il paziente è deceduto e ha donato polmoni, reni e fegato. Brugger si domanda se sia corretta la donazione di organi da parte di un soggetto vittima di un breve seppellimento in valanga in arresto cardiaco. Il relatore ha, poi, descritto un altro caso avvenuto alla Forcella Settsass, sulle Dolomiti, il 26 febbraio 2023. Un uomo di 53 anni è stato travolto da una valanga a 2300 metri di quota ed è stato completamente sepolto da un metro di neve. La durata del seppellimento è stata di 23 ore. Una mano della vittima affiorava dal manto nevoso. Il paziente respirava e la frequenza cardiaca era di 40-50/minuto. La temperatura epitimpanica del core era di 23,1°C. Un caso di ipotermia severa con congelamenti di grado IV. Dopo il ricovero in ospedale il paziente è stato trattato per l’ipotermia. È stata praticata una terapia per curare i congelamenti alle mani con Ibuprofen (6 mg/Kg 2X day), enoxaparine (6000 IE/day), Arterial alteplase (3 mg+ 1 mg/h per sei ore), Iloprost (1 ng/Kg/minuto e.v. per sei giorni), simpaticolisi mediante blocco ascellare. Il paziente è stato dimesso dopo 10 giorni, senza perdita di tessuto con completo recupero della funzione delle dita, con ipersensibilità al freddo al di sotto dei 14°C, in trattamento per dolore dovuto ai danni causati a livello del sistema nervoso (pregabalin). Brugger si chiede se il riscaldamento dopo un congelamento debba avvenire prima del completo riscaldamento del corpo e quando si debba iniziare il trattamento con i farmaci. Determinante nell’”Avalanche Survival Chain” la presenza di compagni in grado di prestare soccorso in caso di incidente da valanga.

Il medico inglese Mike Green ha parlato del “Frost bite treatment in UK” dove è attivo un”Frostbites Service”.

 

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