“Alberto Paleari si racconta: Grande Sentiero

Palamonti, martedì 24 novembre 2015”

G.C. Agazzi

Nel corso della interessante serata al Palamonti, Alberto Paleari, guida alpina ossolana, ha raccontato la sua vita spesa per lo più in montagna.

Nasce da una famiglia da anni dedita al commercio di vino e proviene da Verbania.

Dopo due anni di studi di filosofia alla Statale di Milano, nel 1968, Alberto Paleari si ritira dall’università  per seguire il lavoro del padre nel corso di una decina di anni e, nel frattempo, diventa guida alpina, continuando a frequentare con passione la montagna.  Considerati gli scarsi guadagni, nel 1982 vende l’azienda di famiglia e si dedica a tempo pieno  alla montagna, che gli consente di guadagnare e di campare. Vive la montagna in tutti i suoi vari aspetti ed è molto critico nei suoi confronti. Oggi ha ormai 66 anni e continua a frequentare la montagna dall’età di 14 anni. Più volte tenta di allontanarsi dal mondo della montagna, ma grazie alla presenza di tre donne, importanti compagne della sua vita, riesce a rimanere attaccato alla montagna con nuove motivazioni e nuovi entusiasmi. Dice che l’andare in montagna può diventare monotono nel tempo, con mete sempre più alte e più difficili da raggiungere, quasi dovendo seguire una specie di spirito competitivo. Un meccanismo perverso che, a un certo punto, sembra quasi non avere più senso. Ecco, allora, che diventa importante il fare la guida alpina , accompagnando i clienti-amici in montagna. Così Alberto riesce a riscoprire le montagne proprio attraverso i suoi clienti. E’ il segreto di una riscoperta. Alberto sottolinea l’importanza del silenzio, apprezzabile solo in montagna, immerso in spazi vasti e incontaminati. Il suo viene definito un alpinismo in punta di piedi, in grado di rispettare la natura.  Alberto racconta di essere stato travolto da una valanga per ben tre volte, salvandosi in tutte e tre le occasioni. La prima volta da ragazzo sull’Adamello, poi, sul Monte Leone, e, infine, a Crans Montana.

Ama la Val d’Ossola, divisa in Verbano, Cusio e Ossola anche se non è ossolano. Ama e odia gli ossolani che, a suo avviso, hanno contribuito a  distruggere una delle più belle zone delle Alpi. Le cave hanno, infatti, contribuito molto a rovinare  il paesaggio, con lo sparo di mine  e con lo scavo lungo i  fianchi rocciosi delle montagne. Parla delle bellezze artistiche della sua valle: Domodossola, Baceno, e molti altri fantastici luoghi. Sulle pendici del Monte Rosa crescono molto vigneti ( vitigno Nebbiolo). Si tratta di “vini estremi”, e, a tal proposito, Alberto ricorda il festival annuale organizzato ogni anno per celebrare questi famosi “vini estremi”. Conosce molto bene il vino, l’odore del mosto è non a caso il titolo del suo ultimo libro. Parla della sua attività di scrittore di guide , di libri autobiografici, di racconti e di romanzi ambientati in montagna, in bilico tra realtà e fantasia, come Alberto asserisce. I libri autobiografici scritti da alpinisti sono terribili a suo avviso, sempre uguali, ripetitivi. Il grosso limite è che difficilmente gli alpinisti, nei loro libri, parlano del  tempo in cui vivono, senza divagare  su tanti particolari interessanti del loro tempo, non riguardanti l’alpinismo. Così, per esempio, fece  Bonatti nei suoi libri, dove parlò quasi esclusivamente di alpinismo e di montagne. Anche Whymper non fu, secondo Paleari,  un buono scrittore, contrariamente a Freshfield, a Mummery o a  Scott, celebri alpinisti stranieri , ottimi scrittori di montagna, che arricchirono  i loro libri di tanti particolari riguardanti il loro tempo, e non parlando di solo alpinismo. Seppero, infatti,  scrivere bene, divagando quando necessario per arricchire i loro scritti e renderli meno monotoni. L’attività di scrittore non ha certamente arricchito Alberto, economicamente parlando, ma gli ha saputo fornire qualche bella soddisfazione personale. Parla della Val Grande, del Devero, della Val Vigezzo. Luoghi selvaggi dove Alberto ama trascorrere parte del suo tempo libero. Dice di non amare le ferrate affollate o le cime super frequentate alla moda, ma altre zone più selvagge e solitarie. Non ama l’eliski e  Chamonix o Zermatt, dove gli elicotteri ti sono sempre sulla testa. Paleari passa a parlare di Tanzio da Varallo, pittore che ama molto, i cui dipinti sono anche a Domodossola. A Napoli, città dove il pittore soggiornò,  è stata allestita  una mostra con alcune delle sue opere. Alberto passa, poi, a parlare  delle terme di Premia, dove gli ossolani hanno, purtroppo, rovinato in parte  l’ambiente.

La piacevole serata si è conclusa con uno stimolante dibattito tra la guida alpina ossolana ed i presenti.