Second World  on Advances in Covid-19 Conference

Conferenza di agosto sul Coronavirus  

Si è svolto dal 27 al 30 agosto 2020 il convegno dal titolo Second World Conference on Advances in Covid-19: one problem, one world

 

 

 In videoconferenza, dal 27 al 30 agosto 2020, si è svolto un convegno per fare il punto della situazione in merito alla pandemia. Molti i relatori che vi hanno partecipato, provenienti da Argentina, Austria, Bolivia, Canada, Cile, Colombia, Ecuador, Etiopia, Germania, India, Inghilterra, Iran, Italia, Malesia, Messico, Perù, Stati Uniti e Sud Africa.

L’attuale pandemia rivela la grande impreparazione che ha avuto come conseguenza la grande tragedia che ha coinvolto tutti i continenti in modo inaspettato. Questo convegno è riuscito a riunire molti ricercatori a livello mondiale interessati a diagnostica, prevenzione e cura del virus. È stata creata una piattaforma a livello mondiale in grado di dare un’opportunità ai ricercatori di trovare i mezzi per combattere il Coronavirus. Il Bengaluru Genomics Center (BGC) e il Bolivia’s High Altitude Pulmonary and Pathology Institute (HAPPI-IPPA) sono stati i promotori di questa  iniziativa.

La telemedicina ha avuto un grande impulso nel corso della pandemia. In Argentina la tele-assistenza pubblica si è molto sviluppata, ha affermato Augusto Ittig, medico argentino. Alcuni casi sono stati risolti in zone remote grazie ai nuovi mezzi tecnologici.

Gordon Dickinson, ricercatore statunitense, ha fatto presente che due sono le pandemie del nostro tempo: l’HIV, che ha infettato circa 38 milioni di individui e il SARS-CoV-2 che per ora ne ha infettati 25 milioni. Il primo virus, proveniente dai primati, a lenta trasmissione e meno letale, il secondo, invece, proveniente dai pipistrelli, a trasmissione molto rapida e molto più letale. Per entrambi i virus non esiste un vaccino. La sindrome da SARS-CoV-2 presenta una prognosi più severa nei soggetti anziani, negli obesi, nelle malattie polmonari croniche, nelle cardiopatie, nei soggetti immunodepressi, nei diabetici, negli ipertesi e nei nefropatici. I soggetti infettati dall’HIV non sembrano più a rischio nei confronti del SARS-CoV-2. Nel caso dei soggetti affetti da HIV non si conosce quale sia il rapporto con le malattie croniche o pre-esistenti.

Pare che le popolazioni che vivono in alta quota siano più protette dal Covid-19. Ciò perché i virus a Rna, come il nuovo Coronavirus, pare siano meno stabili in altitudine, dove l’aria è  più secca, c’è  meno umidità, le radiazioni UV sono più forti , e c’è meno promiscuità.

Roberto Gallo si è chiesto se l’immunità innata possa essere una delle chiavi nel controllo del SARS-Covid-2, senza riuscire a dare risposta.

Giuseppe Miserocchi dell’Università della Bicocca di Milano ha parlato della fisiologia del polmone e della possibilità che l’eccessiva distensione meccanica a cui sono stati sottoposti i pazienti in terapia intensiva sia stata essa stessa responsabile di  un danno. Il fisiologo italiano ha aggiunto che la posizione prona, anziché la supina, potrebbe facilitare l’ossigenazione, migliorando talvolta la dispnea e la frequenza respiratoria in alcuni soggetti.

Il Professor Gustavo Zubieta Calleja ha parlato della “pneumolisi”, un nuovo termine che spiega come il virus penetri nel tessuto alveolo-capillare del polmone, distruggendolo.

Collegata alla pneumolisi l’ipossiemia silente, che uccide senza dare luogo a manifestazioni respiratorie vistose. Compaiono fenomeni trombotici e, poi, la fibrosi polmonare. Zubieta ha paragonato la malattia alla salita del monte Everest. Ben diversi sono in meccanismi fisiopatologici che causano l’edema polmonare acuto d’alta quota e la compromissione polmonare dovuta al SARS-CoVid-2. Fattori che possono influenzare lo sviluppo di una forma grave di CoVid-19 sono l’età, la genetica, lo stile di vita, l’alimentazione, l’esercizio fisico, la sedentarietà, l’obesità, la disidratazione, gli stati infiammatori, l’esposizione a sostanze tossiche (per esempio, insetticidi, fertilizzanti chimici), le malattie croniche, la pregressa esposizione a virus, batteri, parassiti o miceti.

 L’utilizzo dell’eritropoietina sembra essere utile. Il Covid-19 oltre a danneggiare il polmone, può causare danni a vari organi: rene, fegato, pelle, cervello.

Il medico tedesco Martin Begemann ha parlato delle complicazioni neurologiche e psichiatriche del Covid-19 e del ruolo del trattamento con eritropoietina ricombinante che sembra avere un effetto neuroprotettivo, combattendo anche le anemie. Il 36% dei soggetti colpiti dal Covid-19 presenta complicazioni neurologiche. I soggetti che si sono ammalati si possono riammalare dal momento che esistono alcune varianti del SARS-CoV-2. Rispettivamente nell’85.6% e nell’88% dei pazienti si sono verificate disfunzioni dell’olfatto (anosmia) e del gusto (ageusia), con, talvolta, la copresenza di entrambe. I sintomi a carico del sistema nervoso possono essere di carattere non specifico: mal di testa, mialgie, confusione, diminuito livello di attenzione, anosmia e ageusia. I sintomi specifici possono essere: complicanze di tipo cerebro-vascolare, emorragie cerebrali, emorragie sub-aracnoidee, trombosi venosa cerebrale, meningite, encefalite, encefalopatia acuta necrotizzante, sindrome di Guillain-Barré, sindrome di Miller-Fisher, polineuropatia e rabdomiolisi. Possono comparire complicanze di tipo psichiatrico: psicosi, ansia, depressione, forme maniacali, suicidio. L’eritropoietina sembra avere un benefico effetto sul cervello, sull’epitelio e sull’endotelio del polmone e sul nervo frenico. L’eritropoietina possiede un effetto

Immunomodulante e ha proprietà antinfiammatorie. Può avere un effetto terapeutico di supporto nei casi gravi di CoVid-19. La carica virale è in grado di predire la mortalità. Il SARS-CoV-2 può indurre malattie di tipo autoimmune.

L’oncologo indiano P. Harish ha detto che la mortalità dovuta al cancro è aumentata a causa del ritardo nelle cure. Trattandosi di un’emergenza medica, sussiste il rischio di contrarre l’infezione durante l’ospedalizzazione. Diagnosi fatte in ritardo aggravano la malattia. Le cure ayurvediche sembrano diminuire la morbidità da Covid-19. Un protocollo dietetico pare potenziare il sistema immunitario.

“Il SARS-CoV-2 nell’80% dei casi presenta sintomi di tipo moderato o piuttosto leggeri, nel 15% dei casi può comparire una polmonite, mentre nel 5% si può presentare una ARDS (sindrome da distress respiratorio acuto), uno shock settico e una insufficienza funzionale di più organi” ha fatto presente S. Ashakiran, ricercatore indiano. Tre fattori sono fondamentali: la diagnosi eziologica, il monitoraggio del paziente e la sorveglianza epidemiologica. Importante il dosaggio del D-dimero nel sospetto di una trombosi. La ferritina è un parametro che aumenta in modo molto significativo in caso di infezione, mentre l’interleuchina 6 (IL-6) aumenta, per esempio, in caso di ARDS. Anche la Procalcitonina (PCT) aumenta in caso di stimolo pro-infiammatorio, potendo predire l’evoluzione della malattia. Frequente la diminuzione dei linfociti, dell’emoglobina e dell’albumina. In caso di infezione da SARS-CoV-2 si verifica un incremento della proteina C reattiva. I dati diagnostici forniti dal laboratorio clinico sono utili nel discriminare tra infezione severa e non severa.

La diagnostica per immagini deve essere fatta non per lo screening, ma nei pazienti sintomatici e nei pazienti con diagnosi sospetta o confermata di Covid-19. Utile nel monitoraggio della malattia per valutarne l’evoluzione.

Il dr. Kushal Das ha parlato dell’importanza dell’inquinamento nella pandemia da Covid-19.

Paolo Pelosi, anestesista e rianimatore italiano, ha rimarcato l’importanza del follow-up dei pazienti affetti da Covid-19.

Il neurochirurgo cileno Mario Canitrot ha illustrato le complicanze neurologiche provocate dal virus (danno ipossico, trombosi cerebrale). Nel corso dell’epidemia la comunità scientifica ha prodotto novecento pubblicazioni delle quali solo settanta significative.

Il medico boliviano Antonio Viruez Soto di La Paz ha parlato della gravidanza in alta quota al tempo del Covid-19.  La trasmissione verticale materno-fetale non sembra esistere. È comunque necessario procedere con ulteriori studi scientifici.  Lo zinco sembra stimolare l’immunità cellulare, mentre lo stato di gravidanza rappresenta una situazione che sembra contrastare il virus.

La pandemia ha dato la possibilità a molte persone di utilizzare i mezzi di comunicazione informatici e di sfruttare le innovazioni tecnologiche che hanno caratterizzato gli ultimi anni. Così si sono moltiplicati gli incontri tra scienziati in videoconferenza.

 La pandemia ha fatto diminuire i livelli di inquinamento atmosferico, a tutto vantaggio della flora e della fauna.

Il SARS-CoV-2 ha cambiato gli stili di vita dell’uomo, secondo qualcuno incrementando la solidarietà. Interessante osservare che l’attuale impreparazione di fronte al Sars-CoV-2 è paragonabile a quella del 1918 nei confronti della Spagnola. La mancanza di risorse e di infrastrutture ha penalizzato in modo maggiore le popolazioni più povere del pianeta, tuttavia, anche gli USA, pur essendo costituiti dagli stati più ricchi della terra, più avanzati dal punto di vista tecnologico e con la migliore organizzazione sanitaria, sono tra quelli che hanno sofferto di più.

La pediatra americana Christine Evert Santos, residente in Colorado, ha parlato di bambini e Covid-19.  Si parla di una Multisystem Inflammatory Syndrome che può svilupparsi nei bambini, simile alla malattia di Kawasaki, in quanto si tratta di una vasculite. Ha confermato che il virus sembra essere meno presente in alta quota. Il tipo di nutrizione, l’ambiente, l’igiene e la cura delle persone rivestono molta importanza nell’ambito della prevenzione e del controllo dell’infezione.

Andrew Pollard, pediatra dell’università di Oxford, ha parlato del vaccino in preparazione, che potrà fermare la trasmissione del virus. Il vaccino dovrà essere dapprima somministrato ai gruppi di persone a rischio: sanitari, soggetti anziani, soggetti affetti da malattie croniche (obesità, ipertensione, cardiopatie, pneumopatie, diabete, neoplasie) o con altre comorbidità.

In conclusione possiamo dire che poco si conosce di questo virus. Poco si può fare da soli, molto, invece, se si lavora in gruppo.