LA CISA-IKAR A CHAMONIX


 Lo scorso ottobre si è riunita ai piedi del Monte Bianco l’establishment della più grande associazione di soccorso in montagna


G.C. Agazzi


Si é tenuta a Chamonix dal 17 al 20 ottobre 2018 la riunione internazionale della Cisa-Ikar. Convincente la scelta di organizzare tale evento nella località alpina francese, una vera icona per l'alpinismo mondiale, dove tale sport é nato e si é sviluppato negli anni.

 Il primo giorno John Ellerton, presidente della Commissione Medica della Cisa-Ikar, è stato il primo a prendere la parola. Ha fatto notare come i cambiamenti climatici in atto, ben visibili anche nel massiccio del Monte Bianco, determinano una rilevante trasformazione nell'ambito del soccorso in montagna. Ellerton ha, poi, ricordato la figura di Emmanuel Cauchy, scomparso lo scorso mese di aprile travolto da una valanga su una delle vette delle Aiguilles Rouges. “Cauchy é stato un grande medico di montagna e grande guida alpina di Chamonix, soprannominato “Docteur Vertical”,ed è stato anche fondatore di Ifremmont ”, ha ricordato Ellerton. “Con la sua esperienza, ha rappresentato per anni un riferimento importante per la medicina di montagna a livello mondiale”.


Il lavoro della Commissione Medica é stato intenso e si é concentrato su alcuni particolari argomenti. Matthias Jacob del “Bayern Bergwacht” ha parlato di una possibile revisione delle raccomandazioni della Commissione Medica della Cisa-Ikar, alla luce dell' evoluzione del mondo scientifico. Ha proposto un iter da adottare nella stesura e nell'approvazione da parte della Commissione stessa dei vari documenti prodotti.

 Corinna Schoen, medico forense di Berna e presidente della Società Svizzera di Medicina di Montagna, ha proposto alcuni nuovi criteri da adottare per determinare la morte di un individuo vittima di un incidente in montagna.

Il medico inglese Mike Greene, del Mountain Rescue of England and Wales, e la svedese Marie Nordgren hanno illustrato le possibili problematiche psicologiche a cui possono andare incontro i soccorritori nel corso della loro attività.

  La Nordgren e lo sloveno Iztok Tomazin hanno proposto un questionario riguardante un periodo di tempo di 10 anni per esaminare ferimenti e problemi psicologici che hanno colpito alcuni soccorritori. In particolare Tomazin ha proposto un registro che raccolga. Livello internazionale i nomi dei soccorritori morti durante missioni di soccorso. Maria Antonia Nerin, medico del soccorso alpino spagnolo, ha parlato, invece, della medicalizzazione dei vari team di soccorso, sottolinenando l'importanza di un addestramento specifico per medici e infermieri del soccorso alpino. La relatrice ha voluto ricordare la valenza dell'efficienza delle prime fasi di un soccorso. “Essenziale é il rispetto della “golden hour” nei primi momenti di un soccorso in montagna”. La Nerin ha quindi fatto notare la diminuzione di morbilità e di mortalità negli incidenti che si sono verificati in montagna tra il 1981 e il 2014 in Aragona, nei Pirenei Centrali, in Spagna. “Grazie a un'adeguata prevenzione e a una corretta medicalizzazione dei soccorsi si è assistito a una diminuzione della spesa pubblica per la sanità” ha concluso.

Si é, in seguito, parlato del diploma in Medicina di Montagna, in collaborazione con la Commissione Medica dell'UIAA e con la Società Internazionale di Medicina di Montagna (ISMM), con particolare attenzione alle normative.

  Ci sono state poi una serie di presentazioni riguardanti il soccorso in montagna. L’inglese Green ha parlato di alcune sostanze somministrate per via inalatoria che possono essere utilizzate, per uso sia analgesico sia anestetico, nel corso di incidenti accaduti in montagna.

  Alex Kottmann ha parlato, successivamente, della gestione dei politraumi in montagna e degli indicatori di qualità nel corso di operazioni di soccorso in valanga.

 L'americano Cristopher Van Tiberg ha parlato dell'asfissia dovuta alla sommersione nella neve profonda e degli incidenti provocati dai buchi che si trovano alla base dei pini nelle foreste del Nord America. Tra il 1990 e il 2015 si sono registrati 68 decessi per queste cause in Nord America.

Molto interessante e coinvolgente la relazione del medico svizzero di Air Glaciers Greg Zenruffinen riguardante il soccorso che é stato organizzato in occasione dell'evento catastrofico accaduto in Svizzera lo scorso mese di aprile nei pressi della Cabanne des Vignettes, in Canton Vallese in Svizzera (Arolla). L’incidente ha causato la morte immediata di 7 sci-alpinisti, l'assideramento di altri 7. I componenti del gruppo sono stati travolti da una violenta, inaspettata bufera di vento e neve, che ha messo a durissima prova tutti i soccorritori intervenuti la mattina del giorno dopo a bordo di cinque elicotteri. Le vittime, tutte colpite da ipotermia severa e da sfinimento, sono state trasportate presso gli ospedali di Berna, Losanna, Martigny, Sion, Visp e Zurigo. “L'incidente ha messo in discussione la logistica dei soccorsi” ha sottolineato Zenruffinen.” Era difficile comunicare via radio tra i vari team di soccorso presenti sul luogo dell’incidente". Notevoli si sono dimostrati anche i risvolti psicologici dei soccorritori messi a dura prova dalle condizioni delle vittime e dalle difficoltà causate dal cattivo tempo. E' stato necessario decidere quali pazienti rianimare per primi. E’ emersa ancora una volta l'importanza della prevenzione e dell'adeguatezza degli indumenti utilizzati in alta montagna, a volte troppo leggeri e, quindi, inefficaci contro il freddo.

Si é parlato di chest compression device (Lucas-2, Autopuls), i nuovi sistemi in grado di effettuare in modo meccanico il massaggio cardiaco. Attualmente la qualità di questi sistemi é accettabile e la ricerca sta andando avanti. Sono molto utili soprattutto quando la Rianimazione Cardio-Respiratoria (CPR) si deve protrarre troppo a lungo e, quindi, risulta faticosa per i soccorritori.

Maurizio Folini, guida alpina, maestro di sci e pilota di elicottero valtellinese, ha parlato dei soccorsi estremi da lui effettuati da qualche anno sulle grandi montagne del Nepal in Himalaya. Ha evidenziato le difficoltà logistiche di questo tipo di soccorso, dovute alla distanza dai grandi centri abitati dove si trova il carburante e, a volte, alle cattive condizioni atmosferiche.” Per volare a oltre 7000 metri occorre una situazione meteorologica favorevole” ha affermato Folini. Dopo di che ha proiettato un filmato per documentare la sua attività in Nepal sia di pilota sia di formatore in relazione ai soccorsi in alta quota per i piloti locali.

Martin Musi, medico dell'Università del Colorado, ha illustrato il suo progetto per un corso di medicina di montagna previsto nel luglio del 2020 sulle montagne della Cordigliera Blanca in Perù.

Il medico sloveno Iztok Tomazin ha parlato del suo libro “Mountain Rescue Doctors”, ormai pronto per la stampa, ma ancora privo di un editore interessato alla pubblicazione.

Natali Hoelzi, medico del Soccorso Alpino Tedesco,

Hermann Brugger, direttore dell’Istituto per la Medicina di Emergenza in Montagna dell’EURAC di Bolzano, ha presentato il “Terra X Cube”, il simulatore che verrà inaugurato il prossimo 30 novembre a Bolzano. Con questo sistema si possono riprodurre pioggia, umidità, radiazioni solari, vento e neve, ovvero tutte le situazioni che si verificano in ambienti estremi, come appunto la montagna.


Workshop in alta quota


Venerdì 19 ottobre è stata una giornata dedicata alle esercitazioni. La prima si è svolta al colle del Gigante, sul versante italiano del Monte Bianco, e ha visto impegnate le squadre del Soccorso Alpino di Chamonix (Gendarmerie e PGHM) con l’impiego di due elicotteri, uno di Chamonix e l’altro di Annecy. In questa occasione sono state effettuate simulazioni di recupero di feriti in crepaccio. Le esercitazioni successive si sono svolte presso la stazione intermedia della Sky Line e hanno coinvolto vari team internazionali di soccorso alpino. Il workshop si è concluso nella palestra di arrampicata situata presso il Lac des Gaillands, non lontana da Chamonix. Qui l’esercitazione è consistita nella ricostruzione di un salvataggio in parete con l'impiego di un elicottero durante la notte.


Di resoconti, comunicazioni e ricordi


La mattina di sabato 20 ottobre vi sono state alcune comunicazioni da parte delle varie commissioni della Cisa-Ikar. In particolare, Bruno Jelk (KWRO) di Zermatt ha parlato della valanga che, a causa delle abbondanti nevicate nello scorso mese di gennaio, ha colpito la Mattertal, provocando ingenti disagi alla popolazione. Alcune persone isolate nei villaggi hanno dovuto essere evacuate con gli elicotteri.

La guida alpina svizzera Theo Maurer ha, invece, raccontato i catastrofici eventi che hanno devastato la vallata di Gondo e di Guttannen con l'improvviso crollo di pareti di roccia. “Tra gli anni ’60 e ’70 le condizioni delle Alpi erano ottime e si poteva praticare l’alpinismo senza problemi. Ora tutto è diventato più difficile e rischioso. Alcune vie sono sparite o sono state modificate, come nel caso della via Rebuffat all’Aiguille du Midi” si è rammaricato Maurer. A causa delle terribili calamità naturali, che hanno devastato alcune zone delle Alpi, ora si devono modificare gli accessi ad alcuni rifugi non più sicuri, a causa della caduta di pietre o di frane. “E’ quanto è accaduto, per esempio, alla Pilate Hütte, dove l’instabilità della roccia adesso crea non pochi problemi. Anche i crepacci di alcuni ghiacciai si stanno ingrandendo, ponendosi come grossi ostacoli per gli alpinisti”. Maurer ha continuato, poi, affermando che anche i ponti di neve tra i crepacci ora sono più fragili e instabili, con un conseguente aumento del rischio di incidenti per chi li attraversa. Il ghiacciaio della Mer de Glace in Francia si è ridotto del 25% rispetto al 1985. La scomparsa del permafrost causa lo sfaldamento di alcune pareti alpine, come é successo tra il 29 e il 30 giugno 2005 al Pilier Bonatti sulla parete Ovest del Dru. Anche il sentiero che conduce al rifugio del Gouter in Francia, lungo la via normale di accesso al Monte Bianco, è ancora più pericoloso a causa della più frequente caduta di sassi. Anche nella zona delle Aiguilles de Chamonix o del Dru le rocce sono più instabili.

 Mathieu Pasquier e Hermann Brugger hanno parlato dell’ipotermia allo stadio IV°, valutando alcuni fattori quali età, sesso, fisiopatologia, temperatura, la presenza di arresto cardiaco testimoniato, il tipo di ECLS (Extracorporeal Life Support Program). I due autori si sono chiesti quali infortunati possano essere riscaldati, anche in base ai livelli dii di potassio nel sangue.

Marcel Meier del Soccorso Alpino Svizzero ha passato in rassegna le varie tappe dei 75 anni trascorsi da quando si è incominciato ad addestrare i cani da ricerca in valanga, dalle origini fino ai giorni nostri. I primi addestramenti di rilievo hanno avuto inizio in occasione della Prima Guerra Mondiale in montagna. Meier ha ricordato che un tempo i cani e i loro conduttori venivano paracadutati sul luogo dell’incidente, prima che venisse introdotto il soccorso aereo vero e proprio.

 La consueta assemblea dei delegati della Cisa-Ikar si è svolta nel pomeriggio e ha concluso la manifestazione.




GLI ORGANIZZATORI:




Il Convegno di Chamonix, che si è svolto dal 19 al 20 ottobre 2018, è stato organizzato dall'E'cole Nationale des Sports de Montagne”, dall'”Association Nationale pour l'E'tude de la Neige et des Avalanches”, da “La Chamoniarde” e dal “Peloton de Gendarmerie de Haute Montagne” di Chamonix, dal CRS du Secours en Montagne”, dal “ GMSP Groupe de Secours en Montagne des Sapeurs-Pompiers”, dalle “Forces Aériennes de la Gendarmerie”, da “Hélicoptères de la Sécurité Civile”, dall' “Association Nationale de Médecine et Sauveteurs en Montagne”.